Il nuovo libro nero della Magistratura

I mali della Magistratura è ciò che Stefano Zurlo racconta nel “Il nuovo libro nero della Magistratura” edizioni Baldini+Castoldi. Si tratta di una raccolta di fatti che descrive comportamenti scorretti da parte di alcuni Magistrati.

Coloro che indossano una toga senza rispettarne il valore sono pochi sul totale dei Magistrati come ricorda nella prefazione Valerio de Gioia, Magistrato.

E’ corretto rendere testimonianza dei Giudici che hanno comportamenti illeciti ed è, però, altrettanto corretto ricordare i tanti Magistrati che lavorano con impegno, affrontando udienze interminabili, emanando centinaia di sentenze, il tutto in silenzio.

Nel libro si raccontano i mali della Magistratura tramite la ricostruzione di processi che si sono svolti nella Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura.

Storie come quella del Giudice con sei auto, il Giudice che picchia la moglie; la PM che non indaga su abusi subiti da tre ragazzini, il PM che scredita i colleghi; quello che fa uso di stupefacenti e tanti altri i casi riportati nel libro.

Tutti questi casi giungono all’attenzione della Corte Disciplinare dove si devono perseguire, indagando, comportamenti scorretti usando una lente di ingrandimento che, come detto nel libro, a volte non si siede al tavolo della Disciplinare.

Qui i processi partono per giungere ad una sentenza anche di colpevolezza in primo grado ma che poi in appello viene annullata con una soluzione.

Ciò che accade all’interno della Disciplinare non giunge se non in modo frammentario all’attenzione dell’opinione pubblica. Questo è uno dei problemi perché puntare un riflettore sulla Corte Disciplinare è l’unico modo per conoscere e controllare le dinamiche del potere giudiziario, senza voler fare contro processi ma al contrario per rendere trasparente il lavoro, fondamentale , della stessa Corte.

Togliere la Disciplinare come Zurlo dice dall’oscurità che l’avvolge è importante per la stessa Magistratura; denunciare i privilegi di casta impedisce che la stessa casta prenda il sopravvento sulla corretta ritualità della Magistratura.

Quante volte ognuno di noi, qualunque sia la professione interessata, ha detto che una o poche mele marce non possono rovinare un intero raccolto o che non si deve fare di tutta l’erba un fascio.

Ed è questo che conta; qui non si tratta di cercare un nemico e colpire l’intera Magistratura occorre agire individuando coloro che si comportano in modo scorretto utilizzando l’enorme potere di cui dispongono a proprio vantaggio come a favore di una qualche “corrente politica”.

Ciò è fondamentale per il rispetto che si deve avere nei confronti della Magistratura giudicante che può guadagnare tale rispetto se avrà la forza ed il coraggio di eliminare le zone d’ombra che circondano in particolare la Corte Disciplinare, generando quella trasparenza che da credibilità all’azione della Magistratura e la rende limpida agli occhi delle persone.

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